Gai-Jin (196 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“Quanto tempo richiederebbe?” chiese Katsumata con tanta durezza che gli altri due si ritrassero con nervosismo. “Quanti giorni, adesso che non hai “libero accesso” all'Insediamento?”

“Sarò in grado di dirvelo non appena saprò perchè i soldati mi cercano” tagliò corto Hiraga. Sia lui che Katsumata tenevano le spade a portata di mano. Non appena arrivato aveva chiesto a Raiko di consegnargli le armi, nel caso avessero dovuto scappare dal retro nella palude dietro lo Yoshiwara. Tutti e tre avevano scartato, perchè troppo rischiosa, l'alternativa di nascondersi nel tunnel. “Takeda?”

“Prima di prendere una decisione sarebbe meglio capire cosa è successo.

Poi ci accorderemo sul piano finale, sensei. Se la proposta di Hiraga si dimostrasse attuabile io opterei per quella.”

“Dobbiamo attaccare domani. E' questo il nostro piano finale.” Hiraga, che adesso era più lucido, si lanciò. “La cosa migliore sarebbe poter fare le due cose, affondare la nave e mettere a fuoco l'Insediamento” disse per placare Katsumata.

“Se ci avessimo pensato prima sarebbe stato sicuramente possibile, ma abbiamo bisogno di altri uomini, di qualche uomo in più, sensei” aggiunse lusingandolo con il titolo di rispetto che fino a quel momento aveva evitato. “Potremmo far arrivare altri tre uomini da Edo.

Potrebbe andarci Takeda, lui non è conosciuto, e sarebbero di ritorno in tre o quattro giorni. Io sono ricercato e non posso muovermi fino all'attacco. Dopo che avrò spiegato agli altri dove e come collocare il combustibile, voi guiderete Takeda e me nell'assalto alla nave.”

“E' un buon piano, sensei” disse Takeda attirato dalla prospettiva di fuggire via mare piuttosto che morire in un attacco suicida. “Andrò a Edo e troverò gli uomini.”

“Ti prenderebbero” disse Katsumata a denti stretti. “Non ci sei mai stato e non conosci i vicoli né sai dove andare. Ti prenderebbero.” Il fatto di non poter condurre l'attacco da solo e di aver bisogno di quei due uomini o addirittura di altri ancora lo faceva scoppiare di rabbia, e d'altra parte non poteva fare niente senza la loro collaborazione.

Semmai doveva andare lui a Edo e l'idea non gli dispiaceva perchè detestava quello Yoshiwara privo di vie di scampo e di nascondigli; si sentiva al sicuro solamente a Kyòto, a Osaka, a Edo o nella sua Kagashima. Eeeh, come sarebbe bello tornare a casa e rivedere la mia famiglia! Devono aspettare, pensò chiudendo il suo cuore: “Sonno-joi deve procedere, Yoshi va umiliato...”.

I tre uomini afferrarono contemporaneamente le spade: sulla porta si stagliavano delle ombre.

“Katsumata-sama?” Era Raiko. “C'è una cameriera con me.”

“Prego, entrate.” Si rilassarono e risposero agli inchini delle due donne.

“Racconta tutto, Tsuki-chan” disse Raiko alla cameriera.

“Sono andata nella casa dello shoya, signori. Mi ha detto che Akimoto-sama è stato portato dal capo dei gai-jin e poco dopo lo hanno messo in prigione. Ancora non è stato possibile parlare con lui ma quando gli daranno il primo pasto sarà uno dei nostri a portarglielo e ne sapremo di più.”

“Bene. Lo hanno picchiato?

“ chiese Katsumata.

“No, signore.”

“Ne sei sicura?”

“Anche lo shoya ne è rimasto sorpreso, signore. Dicono che Akimoto-sama fischiettava e che fingendo di intonare una filastrocca cantava: “Qualcuno ha tradito qualcuno”.” Hiraga confermò tristemente: “Lo gridava anche quando lo hanno preso nel villaggio. Cos'altro ha detto lo shoya?”.

“Lo shoya ha detto che, spiacente, non sa ancora perchè i soldati vi cercano. Le guardie sono ancora lì. Non appena ne avrà scoperto la ragione ve lo farà sapere.”

“Grazie, Tsuki-chan.” Raiko la congedò.

Katsumata disse: “Se non lo hanno picchiato significa che aveva già dato loro le informazioni che volevano.

Lo avranno messo in prigione per difenderlo da te”.

“No. Akimoto non può aver parlato” rispose Hiraga pensando ad altro: chi è il traditore? Lanciò un'occhiata a Raiko.

La mama-san stava dicendo: “Forse posso scoprirlo. Deve arrivare da un momento all'altro un gai-jin che forse lo sa o che è comunque in grado di scoprirlo”.

 

André entrò nella stanza con un sorriso forzato. “Buonasera, Raikosan” disse. La sua debolezza lo avviliva.

Lei lo salutò con freddezza e gli offrì un tè. Non appena ebbero bevuto André le porse il sacchettino di monete. “Ecco un altro pagamento, mi dispiace, non è tutto, ma per il momento basterà. Hai chiesto di vedermi?”

“Tra amici, Furansu-san, è accettabile un pò di ritardo” commentò lei irritata. Soppesando il sacchetto si riteneva in realtà soddisfatta, per il momento, ma per mantenere alta la tensione, come conveniva sempre fare con i clienti, ripeté: “Tra amici un pò di ritardo è accettabile, ma se diventa troppo è certo scorretto.”

“Ti porterò dell'altro denaro tra un paio di giorni.”

“Spiacente, sei molto in arretrato con i pagamenti.” André esitò, poi si sfilò dal dito l'anello d'oro con sigillo. “Ecco.”

“Non lo voglio” disse Raiko. “Dovrei annullare il contratto di Hinodeh e lasciarla partire, così tu...”

“No. Ti prego, no... Ascolta, ho un'informazione...” André non si sentiva per niente bene, per colpa della fredda accoglienza ricevuta da Raiko e dell'emicrania che gli era venuta durante la riunione con Yoshi e che persisteva, ma soprattutto per colpa di Angélique.

E del fatto che Tess Struan non era a bordo della Prancing Cloud; un'assenza che vanificava per lui la possibilità di condurre a buon fine la trattativa e di procurarsi presto il denaro di cui aveva bisogno. Non se la sentiva di andare a Hong Kong per affrontare Tess nella tana della Nobil Casa.

Angélique è tuttora il mio unico strumento, continuava a ripetersi.

Seratard aveva di nuovo consultato Ketterer, sir William e persino Skye sulla validità del matrimonio e tutti si erano detti convinti che il contratto avrebbe retto all'esame di un tribunale. “Ma di quello di Hong Kong non c'è da fidarsi” aveva aggiunto con un sogghignò Ketterer. Sir William aveva infierito: “Il tribunale di Hong Kong è pieno di furfanti, i giudici non sono come quelli di Londra, sono coloniali corrotti e imbroglioni.

Per una manciata di tael d'argento... non dimentichiamo che la Struan è la Nobil Casa...”.

Raiko si sporse verso André. “Un'informazione, Furansu-san?”

“Sì.” Era la sua ultima possibilità con Raiko, e con Hinodeh.

“Un'informazione speciale. Tutti i segreti dell'incontro segreto tra Yoshi e i gai-jin.”

“So ka!” esclamò lei con l'attenzione desta. “Prosegui, Furansu-sama.” André le raccontò nei dettagli la discussione suscitando sospiri di stupore e di eccitazione. Quando aggiunse come se niente fosse che Yoshi aveva chiesto la consegna di Hiraga la vide sbiancare in volto. Esultando, chiuse la trappola: “Così Hiraga è un tuo amico?”.

“No, per niente, è il cliente di un'amica” si affrettò a dire lei agitando il ventaglio. Era elettrizzata per la prospettiva di passare quelle fantastiche informazioni allo shoya e al Gyokoyama, che da quel momento sarebbero stati per sempre in debito con lei, e con Meikin. Ah, Meikin! pensò di sfuggita, quanto ti rimane da vivere? Spiacente, ma tu e i tuoi dovrete pagare, in un modo o nell'altro, Yoshi ha investito troppo sulla tua defunta Koiko, questo ormai lo sai.

Nel nome di tutti gli dei e del Budda Amida, come farò a liberarmi di Hiraga, Katsumata e degli altri due, che sono diventati fin troppo pericolosi?

André adesso le stava parlando in tutt'altro tono: “Così Hiraga è cliente di una tua amica mama-san dello Yoshiwara. Hiraga adesso è dalla tua amica. Neh?”.

Raiko tornò in guardia. “Non so dove sia. Immagino che sia nell'Insediamento come sempre. Il principe Yoshi lo sta cercando? Perché?”

“Perché Hiraga è uno shishi.” André usava per la prima volta quel termine il cui significato gli era stato chiarito dalle rivelazioni di Yoshi.

“E anche perchè ha ucciso un daimyo, il daimyo Utani, e molti altri.” Lei non lasciò trasparire lo spavento.

“Terribile. Uno shishi, hai detto? Ho sentito parlare di loro. Quanto a questa informazione, vecchio amico, posso chiederti...”

“Raiko, Hiraga è scomparso. Non è nell'Insediamento. Lo cercano molti soldati. E' scappato, Raiko. Lo cercano dappertutto. E' scappato.”

“Eeeh, è sparito nel nulla? I soldati lo cercano?

Dov'è sparito?”

“Qui. Dalla tua amica. Dov'è la tua amica?”

“Ah, spiacente, dubito che Hiraga sia lì” rispose lei scuotendo la testa.

“Probabilmente lo hanno avvisato ed è scappato verso Kanagawa o da qualche altra parte, spiacente, vecchio amico, ma questa non è una buona domanda. La tua informazione è molto interessante. C'è altro?

“ André sospirò. Sapeva che lei sapeva. Adesso Raiko era alla sua mercé, almeno per un pò. “Un samurai di Yoshi verrà domani a prendere il tuo Hiraga” disse. Non aveva più niente da temere perchè a un suo cenno drappelli di giapponesi e britannici avrebbero raso al suolo le Tre Carpe... dopo che Hinodeh fosse stata messa in salvo. “Se i gai-jin non troveranno Hiraga entro domani ci saranno guai, Raiko. Per i gai-jin, per lo Yoshiwara e per tutti.” Il suo tono la fece tremare. “Forse i gai-jin manderanno gli uomini della Bakufu qui e ovunque.” Lasciò che la frase aleggiasse minacciosa nell'aria.

“E allora?” chiese terrorizzata lei con il labbro superiore imperlato di sudore, dimentica di tutto il resto.

“Ho un'idea: se tu... scusa” disse André con dolcezza, “se i tuoi amici, in segreto, nascondono Hiraga per qualche giorno in un posto sicuro e poi lo consegnano al capo dei gai-jin... magari ricevono molto denaro, abbastanza per te e Hinodeh, non credi?” Teneva gli occhi fissi su di lei; Raiko cercò di non trasalire. “o magari la tua gente potrebbe consegnare Hiraga a Yoshi. Hiraga è uno shishi, è molto più prezioso degli orecchini” proseguì lui.

E vedendola tremare aggiunse: “Uno shishi è prezioso, vero?”.

Non appena il cuore smise di pulsare nelle orecchie e fu sicura di poter controllare la voce, Raiko sfoderò il suo miglior sorriso: a gai-jin aveva sicuramente intuito che Hiraga si nascondeva li e, se provocato, non avrebbe esitato a compromettere sia lei che le Tre Carpe. “Chiederò alla mia amica se lo ha visto o se sa dove sia e ne parleremo molto presto” disse in tono conciliante. Era decisa a far uscire tutti gli shishi dalla sua vita al più presto, meglio se quella sera stessa.

“Che magnifica e preziosa informazione mi hai portato, e come sei astuto a sapere tutte queste cose: ci procureranno senza dubbio un buon profitto! Ah, Furansusan” disse per distrarlo ancora come si trattasse di un'idea improvvisa, “ci hanno detto che questa sera è arrivata da Hong Kong una signora gai-jin. E' la famosa madre del tai-pan?”

“Cosa? No” rispose distratto André. “No, è la futura sposa di un mercante. Perché?”

“Di uno dei miei clienti, vecchio amico?”

“No, credo che da un anno o forse più sia cliente della casa della Gioia Straripante, è Jamie McFay.”

“Jami-san?

Jami-san della Struan?” Eeeh, pensò Raiko con la velocità di un fulmine, devo subito avvisare Nemi. Si deve preparare a incontrare questa signora nella grande casa Struan per darle il benvenuto e per assicurarle che ha curato bene Jami-san accogliendolo nel suo letto, e la inviterà a ricambiare la visita nella casa di Jami-san nel giardino della Gioia Straripante.

E' molto importante che le relazioni tra la nee-gosan, la concubina, e la oku-san, la moglie, siano buone perchè è la moglie a pagare tutti i conti. Eeeh, sarebbe grandioso, se venisse qui la potremmo tutte guardare per bene. “Furansu-sama, dicono che questa sera i gai-jin hanno messo in prigione un giapponese.”

“Cosa? Non ne so niente. Forse lo scoprirò più tardi. Non è importante.

Adesso, per Hinodeh...” Raiko lo interruppe in tono allegro. “Prima Hinodeh mi ha chiesto se poteva avere l'onore di una tua visita. Sarà molto contenta di vederti, ti onora moltissimo.” André si sentì di nuovo in preda alla tensione. Adesso che teneva Raiko in pugno voleva pregarla, no, imporle di convincere Hinodeh a rinunciare alla condizione sulla luce, ma improvvisamente gli mancò il coraggio.

“Sì?”

“Niente” mormorò lui. “Vado da Hinodeh.” Quando se ne fu andato Raiko si versò un brandy per calmare i nervi, masticò alcune fragranti foglie di tè per cancellarne l'odore e si precipitò dai tre shishi. Di quanto André le aveva detto riferì soltanto che durante un incontro segreto con i gai-jin Yoshi aveva chiesto che gli si consegnasse Hiraga e che per questo l'indomani avrebbe mandato i suoi uomini a prenderlo.

“Spiacente, sarebbe meglio che voi ve ne andaste questa notte, per voi sarebbe più sicuro” disse con evidente terrore.

“Katsumata-sama, il cliente giura che la Bakufu e i gai-jin possono arrivare da un momento all'altro e perquisire ovunque.” I tre shishi ascoltarono in silenzio. La notizia di accordi segreti tra Yoshi e i gai-jin rinforzò in Katsumata la determinazione di seminare zizzania tra loro. “Grazie, ci sei stata di grande aiuto, Raiko-san. Forse ce ne andremo o forse dovremo fermarci, in ogni caso sarai ricompensata.”

“Credo davvero che vi convenga...”

La voce di Katsumata si indurì. “In un caso e nell'altro sarai ricompensata. Nel frattempo discuteremo il modo migliore per proteggerti.”

Raiko si inchinò riluttante, lo ringraziò e uscì nella notte. Quando fu al sicuro maledisse Katsumata e André e si chiese chi potesse essere il messaggero più indicato per far arrivare a Meikin le informazioni ricevute.

“Accendete le lampade” disse Katsumata. Mentre Raiko apriva e richiudeva la porta scorrevole il vento aveva fatto vacillare le fiamme spegnendone qualcuna. Adesso che la porta era chiusa le fiamme rimaste si stabilizzarono, disturbate soltanto da una lieve corrente d'aria.

“Ascoltami, Hiraga” proseguì Katsumata sottovoce per non farsi sentire al di là delle pareti, “vado a cercare altri uomini e tornerò fra tre giorni.

Tu fermati qui, è più sicuro, trova un nuovo travestimento e vai a nasconderti nel cunicolo se occorrerà. Se sarai accorto non ti succederà niente.”

“Sì, sensei.”

“Fra tre giorni diamo fuoco a Yokohama, affondiamo la nave, uccidiamo quanti più gai-jin possibile e scappiamo. Io porterò alcune uniformi della Bakufu. Takeda, tu aiuterai Hiraga a preparare le bombe incendiarie. Al mio ritorno dovranno essere pronte.” Takeda disse: “E' meglio che venga con voi, sensei, per proteggervi nel caso vi riconoscano”.

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