Gai-Jin (193 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Povero ragazzo? E' un assassino della peggior specie. Non me ne sono mai accorto, non mi sono mai sentito minacciato da lui. Dev'essere nella Città Ubriaca o nello Yoshiwara. Se la notizia è arrivata a noi sarà arrivata di sicuro anche a lui e sarà scappato. Dannazione! Adesso dovrò farmi aiutare da Tyrer o da Johann...

I suoi pensieri furono interrotti da una confusione di voci nell'ingresso: riconobbe quelle di MacStruan, di Vargas e di Hoag e il brusio dei servitori tutt'intorno.

Non è necessario che vada a salutarli, tra poco mi manderanno a chiamare. Continuò il suo lavoro con malinconia, aveva quasi finito.

“Jamie!” Si guardò intorno e rimase paralizzato. Maureen. Sulla porta c'era la sua Maureen! Maureen Ross. Indossava un cappellino invernale blu e i suoi occhi azzurri spuntavano dalle pieghe della pesante sciarpa di lana che le avvolgeva il capo. Cappotto blu su un vestito blu scuro. Maureen Ross, anni ventotto.

Era alta poco più di Tess e molto più della media, che in Inghilterra si aggirava intorno a un metro e cinquantacinque; la regina Vittoria non arrivava al metro e mezzo. “Cristo santissimo” esclamò con voce strozzata. Non capiva più niente.

“Ciao, Jamie McFay.” In piedi sulla porta, Maureen aveva lo stesso portamento eretto di suo padre e la voce cantilenante. “Posso entrare?” Si sciolse la sciarpa e accennò un sorriso nervoso.

Adesso Jamie la vedeva. Il suo viso limpido punteggiato di efelidi, non bello ma forte e stranamente seducente non era cambiato nei tre anni trascorsi dall'ultima volta in cui l'aveva vista, sul molo di Glasgow, rigato dalle lacrime d'addio. Aveva dimenticato quegli occhi... “Ciao, Scintille” mormorò chiamandola d'istinto con il soprannome che aveva scelto per lei. “Gesù Cristo... Maureen?”

La risata di lei si librò nell'aria. “Lo accetto come un benvenuto da parte tua, ma è l'ultima volta che bestemmi, caro. Per una volta passi, visto che per farti una sorpresa sono sbucata dalla notte come un'apparizione.” Il sorriso e l'allegria della sua voce, la luce che le danzava negli occhi e l'amore che custodiva con tanto orgoglio la facevano bella.

Chiuse la porta e lo guardò ancora.

“Hai un ottimo aspetto, Jamie, un pò stanco, ma sei carino come sempre.” Lui si alzò senza però muoversi da dietro la scrivania. Gli turbinava la mente: mio Dio, sei tu e non Tess, nel buio era facile scambiarvi, avete più o meno la stessa statura, la stessa schiena diritta.

Ricordando le lettere poco appassionate che le aveva scritto nell'ultimo anno e le parole con cui nell'ultima aveva rotto il fidanzamento ripeteva tra sé:

 

scusami, Maureen, ma ti ho scritto che non ci sposeremo, scusami, non mi voglio sposare, adesso non posso, adesso sono per conto mio, è il momento peggiore, perchè non mi hai...?

 

“Va bene, Jamie” disse infine lei con un sorriso smagliante dal fondo della stanza, dove era rimasta a fissarlo in attesa, “non puoi sapere quanto sia felice di vederti, di essere finalmente qui, si, le avventure che ho vissuto riempirebbero un libro intero.” Vedendo che lui non si muoveva né accennava a rispondere, la fronte le si corrugò appena.

“Non sai capacitarti, caro?”

“Tess!” sbottò lui. “Pensavo che tu fossi Tess Struan!”

“La signora Struan?

No, è a Hong Kong. Che grande signora, mi ha organizzato il viaggio e non mi ha chiesto nemmeno un centesimo. “Vai a trovare il tuo Jamie McFay con la mia benedizione” ha detto, poi mi ha presentata al capitano Strongbow, che mi ha assegnato una cabina singola, al gentile dottor Hoag e a quel cicisbeo del signor Gornt.”

“Eh?”

“Sì, quel tipo pensa di essere un dono di Dio per il genere femminile, ma non ci sono cascata. Sono fidanzata, gli ho detto, fidanzata davanti a Dio con Jamie McFay. Mi ha detto che è tuo amico. Poi il dottor Hoag mi ha spiegato che ti ha salvato la vita per cui sono stata gentile, ma ho mantenuto le distanze. Caro, c'è così tanto da sapere e così tanto da raccontare.”

“Cristo” ripeté Jamie che non aveva sentito una sola parola di quel discorso, “è facile confondersi con quella sciarpa intorno al volto, tu e Tess avete la stessa statura, lo stesso portamento...”

“Ah!” esclamò Maureen improvvisamente adirata, “Ti prego, non nominare il nome del Signore invano, e poi lei è un pò più bassa di me, più grassa e molto più vecchia, ha i capelli grigi mentre i miei sono castani e non le assomiglio neppure al buio!”

Sospirò, Jamie non aveva risposto al sorriso con cui aveva accompagnato la battuta.

Esasperata si guardò intorno e vide la brocca. Si alzò di scatto, l'annusò per assicurarsi che fosse whisky, arricciò il naso per il disgusto ma riempì un bicchiere per lui e ne versò qualche goccia per sé.

“Tieni” disse alzando gli occhi con un largo sorriso, per la prima volta vicina a lui.

“Papà aveva sempre bisogno di un whisky quando gli veniva ricordato che la Scozia faceva parte delle isole britanniche.”

La battuta ebbe l'effetto di riportarlo alla realtà. Jamie rise e la cinse in un caldo abbraccio di benvenuto. I bicchieri stavano per scivolarle dalle mani.

“Attento” disse.

Lì posò sul tavolo e lo strinse con forza disperata.

Era rimasta lì davanti a lui che reagiva con sgomento anziché con gioia, a cercare di opporgli maturità e forza senza sapere che cosa fare né come dirgli che lo amava. Senza riuscire a raccontargli che non sopportava l'idea di perderlo e aveva deciso di rischiare, aveva abbandonato casa e patria, si era affidata alle mani di Dio e con il libro delle preghiere, la Bibbia e il Derringer di suo padre nella borsetta aveva ciecamente affrontato diecimila miglia di paura senza mai lasciar trapelare il suo spavento perchè i Ross non si tradivano mai!

“Caro Jamie, caro...”

“Va bene” sussurrò lui cercando di calmarla.

Dopo qualche minuto Maureen si riprese e si tolse il cappello e le forcine lasciando ricadere la treccia dai riflessi ramati sulle spalle.

“Così va meglio” disse. “Sei molto gentile, grazie.” Gli allungò il bicchiere di whisky e lo fece tintinnare contro il suo. “Alla Scozia” brindò. “Che sapore terribile! Ma, Jamie, sono così contenta di vederti, non so dire di più.” Adesso il suo sorriso era nervoso, insicuro. Aveva sentito l'abbraccio di un fratello, non di un amante. Oh Dio, oh Dio, oh Dio, pensò.

Per sfuggirgli si guardava intorno mentre si toglieva il cappotto e i guanti. Il suo abito caldo, di un'altra sfumatura di blu, era ben tagliato e sottolineava le curve e il vitino di vespa. “Il tuo signor MacStruan dice che finché non troviamo una sistemazione puoi fermarti nel tuo appartamento e io potrò alloggiare in quello adiacente. Hai già liberato le tue stanze, Jamie?”

“No, non ancora.” Era confuso e non sapeva da che parte cominciare.

Eppure doveva. “Ecco... dovevo prima sistemare le carte e i libri, e domani mi sarei occupato del resto.

D'altra parte i mobili, sia qui che di sopra, appartengono alla Struan.”

“Non importa. Compreremo quello che ci serve.” Maureen si accomodò sulla sedia davanti alla scrivania e lo guardò in silenzio con le mani in grembo: nonostante aspettare le costasse una grande fatica era sicura che toccasse a lui parlare per primo.

Lei aveva già fatto la sua parte.

Forse anche troppo, con quell'arrivo tanto inatteso.

Ma aveva ponderato a lungo la decisione e dopo averlo avvertito per lettera aveva cercato di prepararsi all'incontro: ora dopo ora, nei lunghi mesi di mal di mare e di tempeste, e persino durante l'ammutinamento dei passeggeri cinesi di terza classe scatenato dai pirati, e soffocato nel sangue nel braccio di mare davanti a Singapore, in tutte le traversie Jamie era stato il suo faro. Ora era arrivata la resa dei conti.

“Questo Jamie McFay è un pessimo soggetto” aveva sentenziato la madre quando Maureen le aveva annunciato la sua decisione. “Te l'ho detto sin dal primo momento, non va bene per te, figlia mia. Le sue lettere sono tutt'altro che incoraggianti, anzi...”

“Voglio partire, mamma. Papà mi presterà il denaro?”

“ Sì, se glielo chiedi.”

“Voglio partire, devo. Ho ventott'anni, sono vecchia, non sono più in età da marito. Ho aspettato tanto e aspetterei altri tre anni se fosse necessario ma... adesso o mai più. Ho deciso. Mi capisci, mamma?”

“Sì, ti capisco. Ma... be', se vi sposerete almeno vivrai con lui, con il tuo uomo, non come me” le aveva detto la madre in lacrime. Poi per la prima volta le aveva dato dei consigli e sussurrato segreti che mai aveva osato confidare. “Che Dio ti benedica, figlia mia” concluse. “Diremo al tuo papà che...” Suo padre aveva prestato servizio nell'esercito indiano per venticinque anni, di cui diciotto con il nuovo reggimento Gurka, tornando a casa soltanto ogni due o tre anni prima che le ferite subite in combattimento lo costringessero ad andare in congedo col grado di maggiore.

“Sì, cara, ti do la mia benedizione, ma a due condizioni” le aveva detto il padre. “Primo, se ti respingerà digli che gli darò la caccia e lo ucciderò, e secondo, se mai ti userà violenza o ti farà del male gli dovrai tagliare le palle. Ti affido il mio kookrie, il piccolo Duncan non ne avrà bisogno per dieci anni ancora.”

“Sì, papà.” Suo padre considerava quel kookrie, il coltello dei Gurka, come il bene più prezioso. Maureen, la maggiore di tre sorelle e di un maschio di otto anni, era la prima a uscire di casa: i figli della Gran Bretagna erano figli dell'impero.

Jamie aggiunse carbone nel camino, poi avvicinò la sedia a quella di lei e le prese una mano. “Maureen, ti ho scritto tre mesi fa.”

“Mi hai scritto molte lettere, ma non abbastanza” divagò lei per darsi tempo.

“In tutte le lettere dell'ultimo anno ho cercato di spiegarti come meglio potevo che questo posto non è adatto a una signora, qui non siamo in India dove esiste una vita sociale organizzata e...”

“Non sono mai stata in India, lo sai bene, Jamie, e mia madre è andata lì una sola volta e non vi è più tornata.” Maureen strinse la mano di Jamie tra le sue. “Non ti preoccupare, questo posto può essere molto piacevole, non temere. E' il compito di ogni donna: io renderò questo posto piacevole.” Jamie aveva un nodo alla gola.

Non cercare di tirarla per le lunghe, gridava tra sé, se non lo fai adesso non lo farai mai! Non è gentile da parte tua, ma in tutti questi anni non sei mai stato gentile con lei, in tutti questi anni ti sei comportato da mascalzone e ti sei approfittato di lei, mio Dio, sei stato fidanzato per tre anni e la conoscevi già da due, sei un mascalzone... ammettilo e diglielo subito. Adesso!

Cominciò a parlare a ruota libera: “Tre mesi fa ti ho scritto, la lettera dev'essere arrivata dopo la tua partenza, ti ho scritto che ritenevo opportuno sciogliere il nostro fidanzamento e che avresti dovuto dimenticarmi, che mi dispiaceva moltissimo ma che per te era la cosa migliore.

Ti ho scritto che non sarei tornato a vivere e a lavorare a casa e che non lascerò l'Asia finché non sarò costretto da una malattia oppure... che non lascerò l'Asia perchè la amo come amo questo lavoro e qui non saresti mai felice. Maureen, non valgo tanto sacrificio. Ammetto di avere abusato della tua fiducia, ma non ci possiamo sposare, non è possibile, soprattutto adesso che mi metterò per conto mio...”.

Si fermò per prendere fiato e con voce afona aggiunse: “Non so che altro dire, non c'è altro da dire, posso soltanto chiedere scusa... ecco tutto”.

Sottrasse la mano e si asciugò la fronte con il fazzoletto.

Aveva lo stomaco stretto.

“Mi dispiace” mormorò ancora. Si alzò, si risedette e si mise a giocherellare con il bicchiere. “Mi dispiace.” Maureen continuava a fissarlo. “Non devi scusarti” disse con dolcezza e corrugando appena la fronte. “Queste cose capitano, caro.” Jamie spalancò la bocca. “Allora sei d'accordo?” Lei rise. “Certo, in parte si, non in tutto naturalmente. Tu sei un uomo e io una donna e vediamo le cose da punti di vista diversi.”

“Eh? E come?”

“Ecco, prima di tutto rispetto al lavoro” rispose lei. “Il compito di una donna, il suo lavoro, è quello di occuparsi di un uomo, di creare una casa accogliente: sono stata cresciuta per questo, la casa e la famiglia sono le cose più importanti del mondo.” Vedendo che Jamie stava per interromperla aggiunse subito: “Papà invece pensa che l'impero viene prima, ma lui è un uomo. Gli uomini devono andare al lavoro, lavorare per portare a casa il pane e il companatico e, sì, anche un pò di whisky. Ma una casa in cui portarlo è necessaria, e senza una donna non c'è una casa.

E' molto importante per un uomo avere qualcuno di cui fidarsi, con cui condividere le difficoltà, la ricerca di un nuovo impiego o l'avviamento di un'attività propria. Ti puoi fidare di me. Credo davvero che a te convenga iniziare un'attività tua. Il signor Gornt vuole fare lo stesso.”

“Ah sì?”

“Sì, dice che prima o poi lo farà. E' tornato per dirigere la Brock and Sons e...”

“Ne sei sicura?” chiese Jamie lasciandosi distrarre per la sorpresa.

“Sì. Dice che prenderà il posto dell'uomo che ha tentato di ucciderti, il signor Greyforth.”

“Greyforth.

Norbert Greyforth.” Jamie tornò in sé: vederti apparire qui come un fantasma mi ha mandato in confusione facendomi dimenticare Hoag, Malcolm e Hong Kong. “A Hong Kong come hanno reagito alla morte di Malcolm Struan? Gornt ti ha detto qualcosa di Morgan e di Tyler Brock?”

“Porta pazienza, caro, ne parleremo dopo. Prima, visto che hai sollevato l'argomento, parliamo di noi. Formeremo una coppia eccezionale, te lo prometto. Siamo fidanzati. Sarò una moglie magnifica, te lo prometto.”

“Ma cara, non capisci che non funzionerà?” incalzò lui con piena convinzione, detestandosi.

“In questo posto la vita è molto dura e ci sono pochissime donne, non avresti amiche né troveresti alcunché da fare.” Maureen rise.

“Jamie, Jamie, non hai ascoltato una parola di quello che ho detto. Noi...” Bussarono alla porta. “Ancora un minuto!” gridò lei e si alzò senza smettere di parlare con gentilezza ma anche con decisione. “Dev'essere il dottor Hoag, aveva urgenza di parlare con te, ma l'ho pregato di concedermi qualche minuto, ero troppo ansiosa di vederti. Adesso ti lascio a lui.”

Raccolse guanti, cappello, sciarpa e soprabito. “Non ti preoccupare per me, vado a cambiarmi, ci metterò poco. Busserò alla tua porta.

Si cena alle nove, non dimenticartene.”

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