Gai-Jin (75 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Le porte erano sprangate, le guardie ai loro posti e le cameriere congedate. Lui indossava un kimono inamidato, lei un morbido kimono da notte. Aveva sciolto i capelli.

“Dopo aver parlato con voi, farei bene a riposare. Così la mia mente questa sera sarà limpida.”

“Avete cavalcato tutto il giorno?”

“Sì, sire.” Il viaggio era stato effettivamente faticoso, aveva dormito poco e aveva dovuto cambiare cavallo ogni tre ri, ogni nove miglia.

“Quanto tempo avete impiegato?”

“Due giorni e mezzo, mi sono fatta accompagnare da una scorta composta di soli venti uomini al comando del capitano Ishimoto.” Rise.

“Avevo proprio bisogno di un bagno e di un massaggio. Ma prima...”

“Avete percorso dieci ri al giorno? E perchè mai questa marcia forzata?”

“Soprattutto per il mio piacere” disse lei con allegria sapendo che non occorreva precipitarsi con le cattive notizie. “Ma prima, Yoshichan, un tè per il vostro.”

“Grazie.” Yoshi bevve il delicato tè verde dalla tazza Ming, la posò e poi attese, rapito dall'arte e dalla calma di lei.

Lei versò altro tè, questa volta per sé, lo sorseggiò e depose la tazza.

Poi disse piano: “Ho deciso di non rimandare la visita perchè mi sono giunte all'orecchio voci inquietanti e desideravo rassicurare me stessa e i capitani sul vostro benessere.

Le voci dicevano che siete in pericolo, che Anjo sta mettendo il Consiglio contro di voi, che l'attentato degli shishi contro di lui e l'assassinio di Utani dimostrano un grave inasprirsi di sonno-joi, che la guerra, sia interna che esterna, è vicina, e che Anjo si accinge a tradire voi e tutto lo shògunato.

Dev'essere folle se intende permettere che lo shògun e la sua imperiale consorte si rechino a Kyòto per prostrarsi”.

“E' tutto vero, perlomeno in parte” confermò calmo. Il viso perse la sua imperturbabile compostezza. “Le cattive notizie viaggiano sulle ali di un falco, Hosaki, neh? La situazione si è aggravata per colpa dei gai-jin.” Poi le raccontò del suo incontro con gli stranieri, di Misamoto, la spia, e descrisse in dettaglio gli intrighi del castello. Omise tuttavia di accennare ai suoi sospetti sulla complicità di Koiko con gli shishi: Hosaki, pensò, non potrebbe mai capire quanto lei sia seducente e quanto il pericolo che sia una spia aumenti il suo fascino.

Mia moglie suggerirebbe l'immediato licenziamento di Koiko, un'indagine, la punizione, e non mi darebbe pace finché tutto non fosse risolto. Concluse raccontandole della flotta nemica che metteva in pericolo le loro coste, della lettera minacciosa di sir William e della riunione con gli Anziani.

“Zukumura, uno degli Anziani? Quella vecchia testa di pesce, con un figlio sposato a una nipote di Anjo?

Non ditemi che il buon Toyama ha votato per lui!”

“Ha scrollato le spalle dichiarando: “Lui o un altro non importa, tanto presto saremo in guerra. Prendete chi vi pare”.”

“Dunque nella migliore delle ipotesi saranno tre contro due a vostro sfavore.”

“Sì. Ora niente potrà fermare Anjo. Potrà fare quello che vuole, votare che gli vengano assegnati più poteri, auto nominarsi tairò, decidere quello che più gli aggrada, come lo stupido viaggio di Nobusada a Kyòto.” Yoshi sentì di nuovo una morsa al petto, ma cercò di ignorarla, contento di poter parlare apertamente, per quanto gli era consentito, con l'unica persona al mondo di cui si fidasse.

“I barbari erano come voi li immaginavate, sire?” chiese lei. Era affascinata da ogni particolare: “Conosci il tuo nemico come te stesso...”.

Sun-tzu era stato il principale insegnamento che Hosaki aveva ricevuto insieme alle quattro sorelle e ai tre fratelli, oltre alle arti marziali, alla calligrafia e alla cerimonia del tè.

Poi lei e le sorelle erano state iniziate dalla madre e dalle zie allo studio della gestione e dell'amministrazione delle terre, oltre al giusto modo di trattare con uomini di ogni classe in vista di un futuro degno di loro. Benché fosse capace di usare un coltello e di difendersi abbastanza bene, non aveva mai eccelso nelle arti marziali.

Yoshi le raccontò tutto quello che ricordava, anche le notizie riferitegli da Misamoto sui gai-jin e la regione d'America chiamata California, o anche Terra della Montagna d'Oro.

Gli occhi di Hosaki si assottigliarono mentre ascoltava, ma lui non se ne accorse.

Quando Yoshi finì il racconto, le rimanevano ancora mille domande, ma le rimandò per non affaticarlo. “Mi avete dipinto ogni scena con molta cura, Yoshi-chan, raccontate bene. Quali decisioni avete preso?”

“Per ora nessuna... vorrei che mio padre fosse ancora in vita, mi mancano i suoi consigli, anche quelli di mia madre.”

“Sì” disse lei. In realtà era contenta che fossero morti entrambi, il padre due anni prima, di vecchiaia, a cinquantacinque anni, e a causa del severo confino impostogli da Li, e la madre durante l'epidemia di vaiolo dell'anno prima.

Entrambi le avevano reso la vita impossibile e avevano cercato di dominare Yoshi fino all'ultimo.

Era sempre stata convinta che il padre non avesse cura della famiglia e che spesso prendesse decisioni sbagliate. La madre era stata una suocera delle peggiori, cattiva ed esigente, e con lei si era dimostrata più dura che con le mogli degli altri tre figli.

L'unico gesto indovinato che abbiano fatto in vita loro, pensò, è stato l'assenso dato alle nostre nozze. Di questo li ringrazio. Ora comando il Dente di Dragone e le nostre terre, che passeranno ai miei figli, inviolate e degne del Signore shògun Toranaga.

“Sì” ripeté lei. “E' una disgrazia che siano morti. Mi inchino ogni giorno davanti al loro altare implorando di essere degna della loro fiducia.” Lui sospirò.

Dopo la morte di sua madre aveva sentito un vuoto più grande di quello avvertito dopo la perdita del padre, un uomo ammirevole ma al tempo stesso temibile.

Ogni qualvolta aveva avuto un problema, o provato paura, si era rivolto a lei con fiducia per essere consolato, guidato e rincuorato. “Karma che mia madre sia morta così giovane” mormorò.

“Sì, sire.” Hosaki comprendeva la sua tristezza, perchè quel dolore era proprio di ogni figlio che riconoscesse il dovere primo di ubbidire e proteggere la propria madre sopra ogni altro, per tutta la vita. Io non potrò mai colmare quel vuoto, così come le mogli dei miei figli non potranno mai colmare il vuoto che io lascerò.

“Che cosa suggerite, Hosaki?”

“Sono indecisa a molti riguardi” gli confidò preoccupata, con la mente che si perdeva nel mosaico di pericoli ovunque in agguato.

“Mi sento inutile. Datemi il tempo di riflettere questa sera e domani, forse, sarò in grado di trovare un suggerimento che vi aiuti a risolvere la situazione, poi, con il vostro permesso, farò ritorno a casa per occuparmi senza indugio del rafforzamento delle nostre difese. Dovrete dirmi voi cosa fare.

Ma intanto ho da sottoporvi alcune considerazioni immediate: aumentate la vigilanza delle guardie del corpo e disponetevi a mobilitare tutte le vostre forze.”

“Ho già preso decisioni in questo senso.”

“Il gai-jin che vi ha avvicinato dopo l'incontro, un francese a quanto dite, vi suggerirei di accettare il suo invito a visitare la loro nave da guerra, è molto importante che la vediate con i vostri occhi. A mio avviso potreste anche fingere amicizia nei loro confronti, per poterli manovrare a vostro vantaggio contro gli inglesi.”

“Ho già preso decisioni in questo senso.”

Lei rise tra sé e abbassò il tono di voce fino a farlo diventare un sussurro. “Per quanto sia difficile Anjo va neutralizzato per sempre e senza indugio. Poiché non potrete impedire che lo shògun e la principessa partano per Kyòto, concordo pienamente che lei è una spia della Corte, una marionetta, e vostra nemica, ruolo corretto dal suo punto di vista dovrete partire in segreto subito dopo di loro, correre a Kyòto percorrendo la più veloce Tokaidò per anticiparli... sorridete, sire?”

“Solo perchè mi piacete. E quando sarò arrivato a Kyòto?”

“Diventerete il confidente dell'imperatore... i nostri amici a Corte vi aiuteranno. Poi, è una possibilità fra tante, me ne rendo conto, vi accorderete in segreto con Ogama di Choshu perchè il controllo sulle Porte rimanga a lui...”

Vedendo Yoshi arrossire esitò. “Ma solo se si alleerà apertamente con voi contro Satsuma e Tosa.”

“Ogama non si fiderebbe mai di me, né io di lui, eppure è necessario riprendere il controllo delle Porte a tutti i costi.”

“Concordo. Il patto potrebbe essere così concepito: Ogama dovrà unire le sue forze alle vostre per un attacco a sorpresa, da effettuarsi al momento da voi stabilito, contro il principe Sanjiro di Satsuma; dopo la sconfitta di Sanjiro lui prenderà il potere su Satsuma e in cambio vi restituirà il controllo sulle Porte.”

Yoshi era sempre più perplesso.

“Sconfiggere Sanjiro via terra è molto difficile, nessuno lo stanerebbe dalle montagne che proteggono il suo territorio. Neppure lo shògun Toranaga ha mosso guerra contro Satsuma dopo Sekigahara: si è limitato a pretendere da loro una pubblica ammenda e un voto di fedeltà per tenerli a freno con le buone. E non possiamo attaccarli dal mare.” Rifletté per qualche istante. “E un sogno, non una possibilità reale. Troppo difficile” mormorò. “Ma tra un pò, chissà. Passiamo al prossimo argomento.“

“Sopprimere Nobusada mentre è in viaggio per Kyòto è un'opportunità unica” disse lei con un filo di voce.

“Mai!” sbottò lui con violenza. In realtà era intimamente molto turbato che lei avesse avuto il suo stesso pensiero o che, peggio ancora, leggesse le sue più segrete intenzioni. “Significherebbe tradire la Legge, la mia eredità, ogni cosa per la quale lo shògun Toranaga ha lottato. Ho accettato di essergli fedele come era mio dovere fare e non verrò meno al mio impegno.”

“Avete certamente ragione” si precipitò a rassicurarlo lei con un inchino profondo. Eppure aveva previsto quella reazione quando aveva deciso di trasformare il suo pensiero in parole. “E' stato baka da parte mia. Concordo pienamente. Mi dispiace.”

“Bene! Non pensatelo e non ditelo mai più.”

“Certo. Vi prego di scusarmi.” Hosaki rimase a testa china bisbigliando le sue scuse per il tempo necessario, poi scivolò via per riempirgli ancora la tazza e tornò a sedersi, con gli occhi bassi, in attesa che lui la invitasse a riprendere il discorso. Nobusada doveva essere eliminato da tuo padre, Yoshi, rifletteva intanto tra sé, mi stupisce che tu non te ne sia mai reso conto.

Tuo padre, per primo, e tua madre, che avrebbe dovuto consigliarlo, hanno fallito nel loro compito quando il traditore Li ha imposto la candidatura di quel piccolo stupido contro la tua. Li ci ha imprigionato nella nostra stessa casa, ha distrutto la nostra pace per anni e ha quasi ucciso il nostro figlio maggiore durante quei mesi di clausura in cui vivevamo di stenti.

Tutti sapevamo quello che Li stava tramando molto prima che accadesse. Bisogna eliminare Nobusada: per quanto si tratti di un'azione eretica e sgradevole rappresenta l'unica possibilità che abbiamo di proteggere il nostro futuro. E se non troverai tu il modo di farlo, Yoshi, provvederò io...

“Un cattivo proposito, Hosaki. Terribile!”

“Concordo, sire. Vi prego di accettare le mie umili scuse.” Ancora una volta abbassò la testa sul tatami. “Sono stata stupida. Non so da dove derivi una simile stupidità. Naturalmente avete ragione. Forse mi sono lasciata travolgere dal timore per tutti i pericoli che vi minacciano.

Per favore, sire, concedetemi di ritirarmi.”

“Tra un momento, sì, nel frattempo...” Leggermente tranquillizzato, tuttavia ancora sconvolto all'idea che lei avesse osato esprimere, anche se solo a lui, un simile sacrilegio, le fece cenno con la mano di versargli ancora del tè.

“Posso confidarvi un altro pensiero, sire, prima di andare?”

“Sì, se non è stupido come l'ultimo.” Hosaki trattenne una risata di scherno davanti a quella frecciata da bambino petulante che non la scalfiva minimamente. “Con grande saggezza, sire, avete detto che il quesito più importante da sciogliere sui gai-jin riguarda il modo di affondare le loro flotte o tenere i loro cannoni lontani dalle nostre coste, vero?”

“Sì.“

“I cannoni possono essere montati su chiatte?” Yoshi corrugò la fronte senza capire, troppo assorto nei pensieri che riguardavano Nobusada. “Come? Immagino di sì, perchè?”

“Converrebbe chiederlo agli olandesi, ci aiuteranno. Forse potremmo costruire una flotta di difesa, non importa quanto lenta e ingombrante, e ancorare in mare le chiatte in corrispondenza strategica dei nostri capisaldi, di fronte allo stretto di Shimonoseki per esempio.

Potremmo poi fortificare le imboccature dei nostri porti, che per fortuna non sono molti, neh?”

“Sembrerebbe possibile” ammise lui, che non aveva mai pensato a questa opportunità. “Ma non possiedo denaro né oro sufficiente per acquistare tutti i cannoni necessari per le nostre batterie di terra, tanto meno per costruire una flotta simile. E non abbiamo il tempo né le capacità o i mezzi economici per impiantare armerie e, fonderie per costruire i cannoni, né gli uomini per farle funzionare.”

“E' vero, sire. Siete molto saggio” commentò Hosaki con un triste sospiro. “Tutti i daimyo sono ridotti in povertà e assillati dai debiti e noi non facciamo eccezione.”

“Come? E il raccolto?”

“Spiacente di portarvi cattive notizie, ma quest'anno è stato più scarso dell'anno scorso.”

“Più scarso di quanto?”

“Di un terzo.”

“Sono notizie tremende, proprio ora che ho bisogno di entrate straordinarie!” strinse il pugno. “I contadini sono tutti baka.”

“Mi dispiace, non è colpa loro, Yoshi-chan, le piogge sono arrivate troppo presto o troppo tardi, e il sole non è stato da meno. Quest'anno gli dei non ci hanno sorriso.”

“Gli dei non esistono, Hosaki-chan, c'è solo il karma. Karma che il raccolto sia cattivo. Tuttavia dovrete aumentare le tasse.” Gli occhi le si riempirono di lacrime.

“La regione di Kwanto verrà colpita dalla carestia prima del prossimo raccolto, e se questa tragedia capita a noi, che possediamo le risaie più fertili del Giappone, che ne sarà degli altri?”

Il ricordo della carestia di quattro anni prima assalì entrambi. Aveva causato la morte di migliaia di persone, e altre decina di migliaia erano state sterminate dalle epidemie che inevitabilmente erano seguite. Durante la Grande Carestia, vent'anni prima, erano morte centinaia di migliaia di persone.

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