Gai-Jin (77 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“Certo. E' andato tutto come previsto?” Struan esitò un istante, poi affermò con sicurezza “Sì, meglio di così...

Voglio che le raddoppiate il compenso.”

“Lo farò.” McFay intuì l'ansia celata da quelle parole ed ebbe un moto di simpatia per lui. In ogni caso, qualsiasi cosa fosse accaduta, il patto tra Malcolm e Shizuka doveva rimanere segreto. Se è questo che Malcolm desidera, va bene, non dipende da me. Quello che è fatto è fatto. E' solo un altro segreto da aggiungere alla lista. “Sono contento che sia andato tutto bene.”

“Più che bene. La ragazza ha fatto qualche commento?”

“Solo che... si è data molto da fare per... piacervi.” Un tocco leggero alla porta e Angélique, elegante nel suo nuovo abito color lavanda, con parasole, cappello piumato, guanti e scialle, incedette nella stanza raggiante di salute. “Buongiorno, amore mio, buongiorno, Jamie, come state? Oh, Malcolm, sono così contenta di vederti” disse chinandosi a baciare con tenerezza Struan.

“Chéri, quanto mi sei mancato!”

Al suo apparire sulla soglia i due uomini avevano sussultato.

Subito lo sguardo di McFay era corso al letto e alla stanza per controllare che non vi fossero segni rivelatori, ma tutto era in ordine, lenzuola e federe fresche di bucato. La solita, quasi ossessiva meticolosità degli Struan per la pulizia, pensò, lenzuola pulite ogni giorno... forse anche la camicia. Ridicolo, è sufficiente cambiarla una o due volte al mese.

Poi ricordò che quell'abitudine era nata da Dirk e che ogni desiderio del tai-pan era legge per Tess Struan e quindi per l'intera famiglia. Struan, già rasato, indossava una camicia da notte pulita e le finestre spalancate avevano consentito alla brezza marina di cancellare ogni traccia di profumo femminile.

Quando McFay si era ormai tranquillizzato, Angélique esclamò: “Ho visto il dottor Hoag” ed entrambi trattennero il respiro.

“Povero caro” proseguì lei tutto d'un fiato, “il dottore mi ha detto che hai passato una brutta notte, povero tesoro, e che non potrai venire alla soirée di sir William. Così ho pensato di fare un salto per stare con te fino all'ora di pranzo.”

Con un altro smagliante e irresistibile sorriso si accomodò su un'alta sedia accanto al letto. Struan era pieno d'amore per lei e allo stesso tempo tormentato dal senso di colpa.

Devo essere stato pazzo per desiderare una puttana per sostituire l'amore della mia vita, pensò, beato tra le sue tenerezze e tentato di raccontarle tutto di Shizuka e di implorare il suo perdono.

La notte era cominciata abbastanza bene: Shizuka si era spogliata e gli sorrideva, si stringeva a lui, lo coccolava e lo incoraggiava. E anche lui, fiero di sé nonostante l'inquietudine, l'aveva accarezzata. Dopo aver goffamente tentato di sistemare il corpo dolorante nella posizione giusta, era rimasto seduto e avevano cominciato.

All'improvviso, senza che lui lo avesse richiamato né lo desiderasse, gli era apparso il volto di Angélique.

L'erezione era svanita.

E per quanto lui e Shizuka si fossero dati da fare per eccitarlo, non vi erano riusciti.

Si riposarono e ci provarono ancora, con il dolore all'inguine acuito da una rabbia impotente e convulsa e dal suo bisogno di dare prova di sé. Altri tentativi incerti, lei era molto abile con le mani, con le labbra e con il corpo, ma niente poteva creare ciò che invece risponde alla passione e al bisogno ma soprattutto all'amore e all'indefinibile mistero che lo avvolge.

E qualsiasi cosa lei facesse, né l'una né l'altro riuscivano a scacciare lo spettro, o a sedare il dolore.

Con il corpo madido di sudore, ansimante per la fatica, Shizuka si era infine arresa. “Gomen nasai, tai-pan” continuava a ripetere, chiedendogli scusa, quasi in lacrime, intimamente furiosa per l'impotenza di lui.

Perché non le era mai accaduto prima di non essere capace di eccitare un uomo e temeva che, come avrebbe fatto ogni civilizzato, lui chiamasse da un momento all'altro i servi per farla picchiare e poi scacciarla in malo modo.

Ma soprattutto era preoccupata dalla necessità di spiegare la propria inadeguatezza alla sua mama-san. Budda mi sia testimone: il fallimento è stato suo, non mio!

“Gomen nasai, gomen nasai” continuava a mormorare.

“Colpa dell'incidente” bisbigliò lui e, dilaniato da quel dolore assurdo e dalla frustrazione, le raccontò della Tokaidò e delle ferite pur sapendo che lei non poteva capire le sue parole. Quando la tempesta si placò e le lacrime furono asciugate, la fece sdraiare accanto a sé, la dissuase dal provarci ancora e riuscì a spiegarle che avrebbe ricevuto un compenso doppio se avesse mantenuto il segreto. “Segreto, wakarimasu ka?” implorò.

“Hai, tai-pan, wakarimasu” acconsentì lei felice e dopo aver trovato la medicina che lui voleva lo cullò fino a farlo addormentare.

“Malcolm ...” disse Angélique.

“Sì?” rispose subito Struan tornando in sé. Le forti pulsazioni del cuore gli ricordarono che aveva bevuto l'ultima goccia del sonnifero di Hoag, e che doveva chiedere ad Ah Tok di procurargliene dell'altro, una dose minima, per un giorno o due soltanto. “Sono molto felice di vederti.”

“Anch'io. Ti piace il mio vestito?”

“E' magnifico, e tu sei splendida.”

“Credo che andrò, tai-pan” lì interruppe McFay, più rilassato ora che Struan era tornato allegro. “Sotto mi attende la delegazione choshu, posso procedere?”

“Sì, come abbiamo concordato. Grazie ancora, Jamie. Tenetemi al corrente degli sviluppi.”

“Malcolm” intervenne Angélique con prontezza. “Visto che Jamie è qui... rammenti di avermi chiesto di ricordarti, quando fossimo stati tutti insieme, del mio... piccolo credito?”

“Ah, sì, naturalmente. Jamie” disse lui espansivo mentre Angélique gli prendeva una mano. L'evidente soddisfazione di Angélique respingeva la notte nell'oblio, per sempre, pensò Malcolm felice. Quella notte non è mai esistita! “Addebitate al mio conto le note della mia fidanzata” ordinò sottolineando l'ultima parola con un fremito di allegria.

“Angel, qualunque cosa desideri, basta che tu firmi una nota, Jamie se ne occuperà.”

“Grazie, chèri, è magnifico, ma potrei avere anche un pò di denaro liquido?” Lui rise, e sorrise anche Jamie. “Non ne hai bisogno, qui nessuno di noi usa denaro liquido.”

“Ma Malcolm, io...”

“Angélique” disse con voce più ferma, “qui tutti noi, al circolo e in ogni negozio dell'Insediamento, persino a Hong Kong, usiamo le note di addebito. E' un sistema che impedisce gli imbrogli dei mercanti e garantisce una contabilità esatta.”

“Ma io ho sempre avuto del denaro, chéri, denaro mio, per pagare i miei conti” incalzò lei con un tono di assoluta onestà, “e da che mio padre ha... be', capisci?”

“Vuoi pagare direttamente i tuoi conti? Che strana idea. Non si è mai sentito nella buona società. Non devi preoccuparti” la rassicurò con un sorriso, “lascia che ce ne occupiamo noi uomini. Le note di addebito sono una soluzione perfetta.”

“Forse noi francesi siamo diversi, noi abbiamo sempre del contante”

“Anche noi, in Inghilterra e altrove, ma in Asia usiamo solo le note.

Qualsiasi cosa tu voglia comprare, basta la tua firma, se vuoi ti facciamo fare un timbro personale, scegliendo i caratteri cinesi che si adattano al tuo nome.”

Alludeva a quel pezzetto di avorio o di osso, in genere rettangolare, con la base finemente incisa e i caratteri cinesi che richiamavano il nome del proprietario, che imbevuto sul tampone e premuto sul foglio riproduceva un segno riconoscibile e quasi impossibile da imitare.

“Jamie provvederà a procurartene uno.”

“Grazie, Malcolm. In questo caso, chéri, posso avere un mio conto personale? Sono molto esperta di amministrazione.”

“Ne sono certo, ma non gravare la tua bellissima testa di inutili preoccupazioni, provvederò quando saremo sposati, qui non è necessario.”

Senza neppure sentire quello che diceva, Angélique intrattenne Struan con i pettegolezzi sulla Legazione francese e le notizie lette sui giornali, aggiungendo che la sua amica da Parigi le aveva scritto che si era liberato il magnifico palazzo di una contessa sugli Champs Elysées, un “hotel” come lo chiamavano là, che sarebbe costato pochissimo, gettando così i semi del loro glorioso futuro insieme e nel contempo facendolo ridere.

Non appena lui si fosse assopito, pensava, sarebbe andata a colazione al circolo, con gli ufficiali francesi, e subito dopo, con loro e qualche altro ufficiale della marina britannica, a cavalcare all'ippodromo.

Poi, dopo una siesta, si sarebbe preparata per la soirée di sir William, non c'era ragione di non accettare l'invito, bastava prima tornare a dare la buonanotte al suo futuro sposo.

Tutto le appariva splendido e terrificante, perchè in verità era presa dal nuovo dilemma: come procurarsi denaro contante? Cosa farò?

Devo trovare i soldi per pagare la medicina, quel porco di André Poncin non me li anticiperà, già lo so.

Dannato lui e mio padre che mi ha rubato i soldi! E dannato l'uomo della Tokaidò, che vada all'inferno per sempre!

Smettila e pensa. Ricorda che sei sola e sola devi risolvere i tuoi problemi!

L'unico bene di cui dispongo è l'anello di fidanzamento e non lo posso vendere, non posso proprio. Oh, Dio, andava tutto così bene, sono fidanzata ufficialmente, la salute di Malcolm migliora, André mi sta aiutando, ma la medicina è troppo costosa e io non posso pagarla, non dispongo di denaro vero, oh, Dio, Dio cosa devo fare?

Le si riempirono gli occhi di lacrime.

“Buon Dio, Angélique, che ti prende?”

“E' che... sono così infelice” sospirò, affondando la testa nelle coperte “così infelice per... quello che è accaduto sulla Tokaidò, infelice perchè tu stai male, e... sto male anch'io, non è giusto.”

La lancia a dieci remi, sollevando alti baffi di prora procedeva a tutta velocità verso la nave ammiraglia ancorata in rada davanti a Yokohama. Sir William, con la finanziera, la giacca a coda di rondine e il cilindro, solo nella cabina di prua, manteneva l'equilibrio senza difficoltà. Il mare era calmo, a occidente la luce stava svanendo e le nuvole già scure non sembravano minacciare tempesta.

Quando la lancia si accostò alla fiancata della nave con tutti i remi sollevati, lui si affrettò lungo la passerella e sali sul ponte per farsi salutare dalla sirena.

“Buonasera sir” lo accolse il luogotenente Marlowe con un bel saluto militare. “Da questa parte, per favore.”

Passando davanti a file di cannoni luccicanti raggiunsero il casseretto, il ponte principale, che fremeva di attività in un grande movimento di sartie, cannoni da assicurare, cime da avvolgere, vele da controllare e fumo che saliva dalla ciminiera.

Percorsero un primo barcarizzo, discesero su un altro e oltre il secondo ponte di cannoni, dove i marinai chiudevano i boccaporti e assicuravano gli attrezzi, infine giunsero alla cabina di poppa dell'ammiraglio. Il marinaio di sentinella li accolse con un saluto e Marlowe bussò: “Sir William, signore”.

“Allora aprite quella porta, Marlowe, per Dio!” L'ufficiale fece entrare sir William e accennò a richiudere la porta per andarsene. “Marlowe, fermatevi qui!” ordinò l'ammiraglio.

La cabina, che occupava l'intera poppa della nave, aveva molti piccoli oblò, un grande tavolo con le sedie di bordo fissate al pavimento, una cuccetta con gabinetto annesso, e un grande buffet con diverse caraffe di vetro molato.

L'ammiraglio e il generale si sollevarono appena sulle sedie accennando un saluto e si risedettero. Marlowe rimase sulla porta.

“Grazie per essere stato così sollecito, sir William. Brandy? Sherry?”

“Un brandy, grazie, ammiraglio Ketterer. Ci sono problemi?” L'uomo dal volto florido fissò Marlowe, feroce. “Signor Marlowe! per favore, un brandy per sir William.”

Poi lasciò cadere sul tavolo un foglio di carta.

“Un messaggio da Hong Kong.”

Dopo i consueti saluti di rito, il dispaccio recitava:

 

Dovete salpare immediatamente con l'ammiraglia e quattro o cinque navi da guerra per il porto di Boh Chih Seh, a nord di Shanghai (coordinate sul retro) dove in questo momento è ormeggiata la flotta pirata principale di Wu Sung Choi. Una settimana fa, nelle acque della baia di Mirs, il porto pirata a nord di Hong Kong, una flottiglia di giunche, sventolando con arroganza la bandiera di Wu, il loto bianco, ha intercettato e affondato il postale di Sua Maestà Bonny Sailor. La flotta dovrà riportare l'ordine nella baia di Mirs. Se il loro capo, presumibilmente Chu Fang Choy, rifiuterà di ammainare le bandiere e non si arrenderà alla giustizia di Sua Maestà, voi procederete a Boh Chih Seh e affonderete tutte le imbarcazioni, escluse le barche da pesca.

A missione compiuta, inviate qui una nave con il resoconto dell'operazione e fate ritorno a Yokohama, rimanendo come sempre a disposizione dei servitori di Sua Maestà. Mostrate questa missiva a sir William e per favore consegnategli la busta allegata.

 

Vs. Stanhope, KCB, Governatore dell'Estremo Oriente.

 

PS. La Bonny Sailor è stata affondata con tutto l'equipaggio, settantasei tra ufficiali e marinai, dieci passeggeri, tra i quali una donna britannica, moglie di un mercante di qui, e un carico d'oro, oppio e riso del valore di diecimila ghinee. Chu Fang Choy ha avuto la sfrontatezza di far pervenire al palazzo del governatore un sacco contenente un pezzo dell'albero della nave e quarantatré paia di orecchie con una lettera in cui si scusava che le altre non fossero state raccolte. Quelle della donna mancavano e per lei temiamo il peggio.

 

“Bastardi” borbottò sir William.

I pirati erano una piaga in tutte le acque dell'Asia, in particolare nei mari a nord di Singapore fino a Pechino, e le flotte del loto bianco erano le più agguerrite e famose.

Lo assalì il pensiero che quella donna potesse essere sua moglie, il cui arrivo a Hong Kong dall'Inghilterra con i tre bambini era previsto proprio in quelle settimane. “Partirete con la prossima marea?”

“Sì.” L'ammiraglio gli allungò una busta.

Sir William spezzò i sigilli:

 

Caro Willie, riceverete con il prossimo postale il denaro per le spese della Legazione. Che resti fra noi, mi dispiace, Willie, ma al momento non posso inviarvi altre truppe né altre navi. Magari in primavera. Ho ricevuto l'ordine di rimandare uomini e navi in India, dove le autorità temono un ammutinamento come quello di cinque anni fa. Inoltre, il Punjab è di nuovo in fermento, i pirati infestano il Golfo Persico e i dannati nomadi in Mesopotamia hanno di nuovo tagliato le linee del telegrafo; contro di loro è stata organizzata una spedizione per punirli una volta per tutte!

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