Equinox (30 page)

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Authors: Michael White

Tags: #Fiction, #Thrillers, #Suspense

BOOK: Equinox
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L'indirizzo era stato battuto a macchina: DIC Monroe, stazione di polizia di Oxford. Sotto, in lettere rosse, spiccava la parola URGENTE.

Monroe sospirò e scosse la testa.

Poi aprì la busta.

Conteneva un solo foglio.

Diede un'occhiata al disegno: un complesso insieme di linee che s'intersecavano. Somigliava allo schema di una complicata rete di fili della corrente elettrica. Accanto, un'accozzaglia di parole latine e di simboli dall'aspetto bizzarro. Infine, un messaggio scritto in inglese.

Lo lesse.

 

44

 

Oxford, 30 marzo, 23.10

 

Erano nel corridoio, quasi piegati in due, le mani sulle ginocchia.

Stavano ricominciando a respirare normalmente.

«Come ci sei riuscita?» ansimò Philip.

«Era piuttosto ovvio, in realtà... Oro.»

«Temo che dovrai essere un po' più precisa.»

«Aurum, il termine latino per oro. È contenuto nella misteriosa frase dei Guardiani. ALUMNE SEMPER AMA UNICUM DEUM TUUM. A e U in ALUMNE, R in SEMPER, U e M in UNICUM.»

«Sei un genio, Laura.»

«Lo so.»

«Ed è un piacere pensare che poco fa la tua mente non ha smesso di pensare a cosa dovevamo fare per cavarcela.»

«Sono una donna, Philip. La plurifunzionalità mi riesce facile», ribatté lei, con un sorriso.

Più avanti, a una ventina di metri di distanza, c'era una porta socchiusa.

Da dietro la soglia si riversava luce nel corridoio.

Raggiunta la parete a fianco dell'apertura, sbirciarono all'interno.

La stanza era illuminata da un candeliere appeso al centro del soffitto a volta. Sul fondo stava un grande pentacolo dorato, del diametro di almeno due metri, poggiato su una piattaforma quasi a ridosso della parete. Sulla destra del pentacolo, nel muro, si trovava una porta in vetro. Sembrava lo sportello di un grosso refrigeratore. Il vetro era opaco per il ghiaccio.

Accanto al pentacolo videro due uomini. Indossavano lunghe tonache nere. I cappucci erano tirati indietro. L'uomo a destra, chino in avanti, armeggiava con la struttura metallica.

Laura si girò per sussurrare qualcosa a Philip. La torcia elettrica che teneva in mano sfuggì alla sua presa, cadde rumorosamente sul pavimento e rotolò. Lei indietreggiò di scatto, imprecò sottovoce.

«Laura, sono estremamente lieto che tu sia riuscita a unirti a noi.» La voce proveniente dalla camera suonava familiare.

Lei fu trapassata da un brivido d'orrore, una concreta reazione fisica, immediata e fortissima. Si voltò verso Philip, che era esterrefatto. Laura chiuse gli occhi, squassata dal dolore della nuova consapevolezza. Philip pensò che si sarebbe messa a piangere. Invece, lei ruotò sui tacchi ed entrò nella camera.

James Lightman aveva un'aria assurdamente rilassata, come se fosse un incontro nello studio di casa sua o in un bar dell'High per un tè. Con le mani giunte davanti a sé, appariva pieno di fiducia, sicurezza ed energia. I penetranti occhi castani brillavano alla luce delle candele. Al suo fianco stava Malcolm Bridges, con uno sguardo indecifrabile. Le ombre che gli cadevano in volto lo facevano sembrare il ritratto vivente della Grande Falciatrice, la Morte.

«Sei arrivata in un momento molto propizio», proseguì Lightman.

Laura provò un'ondata di nausea. «Che diavolo stai combinando?» chiese, rossa in viso. «Come hai potuto...» Lightman accennò un sorriso. «Avrai sospettato, no, Laura? Con la tua fervida immaginazione...»

«Avrei potuto crederlo di lui.» Laura scrutò furibonda Bridges, che le restituì uno sguardo vacuo. «Ma tu, James? Perché mai?»

«Perché mai dovrei desiderare la vita eterna, Laura? Lasciami pensare un attimo.»

«Ma riti occulti...»

«Il mondo sarebbe noiosissimo se credessimo tutti nelle stesse cose, non ti pare? Basta così. Debbo congratularmi con entrambi per aver superato le prove dei Guardiani. Pochi ci sono riusciti. Mi sarebbe piaciuto vedere il documento che avete usato come guida, ma cose del genere non mi occorrono più. Il mio lavoro sarà presto completo.» Lightman gesticolò a indicare il pentacolo. «Come sai dalle tue intrepide indagini, stasera l'ultimo organo entrerà in mio possesso e avrà inizio la vera opera. Il pezzo finale sarà presto qui.» Laura stava per dire qualcosa, ma Lightman alzò la mano. «Sono certo che ciò che hai da dire sia importantissimo, Laura, mia cara, ma ti prego, lasciami finire quello che ho appena cominciato a spiegarti. Penso lo giudicherai prezioso. Vedete, voi due...» scoccò una breve occhiata a Philip, «non rivedrete mai la luce del sole. È impossibile tornare indietro dai tunnel dei Guardiani ed esiste solo un'altra via d'uscita. È il percorso che da qui porta alla Bodleiana, e soltanto io ho la mappa.» Si batté la destra sul petto.

«Il percorso creato da John Milliner», disse Laura.

«Mio predecessore in più di un senso.» Laura si mostrò perplessa.

«Ah, un'altra tessera del puzzle che vi è sfuggita», ironizzò Lightman.

«John Milliner non era solo docente di medicina all'università, era anche direttore della biblioteca. I direttori della Bodleiana sono a capo del mio ordine, l'Ordine della Sfinge Nera, almeno da una dozzina di generazioni.

Ognuno di noi ha aggiunto qualcosa all'ampia rete di tunnel sotto la biblioteca. Il lavoro di costruzione è finito molto, molto tempo fa, ma tutti noi abbiamo aggiunto decorazioni o altre rifiniture. Il mio contributo è questa ingegnosa unità refrigerante.»

«E immagino che lui sia stato il tuo carnefice.» Laura indicò col capo Bridges.

«Oh, no, mia astuta Laura», ribatté Lightman. «Temo che qui ti sbagli di molto. Malcolm possiede numerosi talenti, però non è il tuo assassino.

Quella responsabilità tocca a un altro giovane collega. Ha usato molti nomi nel corso degli anni, ma le autorità dell'università lo conoscono come Julius Spenser. Ufficialmente è uno psicologo d'alto livello che adesso lavora in America. Almeno, è questo che la polizia sa di lui. Temo che il povero vecchio ispettore capo Monroe sia stato meno che ispirato nei suoi sforzi, ultimamente... Però, cara ragazza, c'è qualcosa che vorrei spiegarti sul mio socio.» Lightman fece un passo all'indietro, estrasse un revolver da sotto la tunica. Lo puntò su Bridges e disse, gelido: «Malcolm, forse potresti raccontarci qualcosa sul tuo ruolo in tutto questo».

La stanza era immobile e muta come un mausoleo. In quel luogo, una trentina di metri al di sotto della Biblioteca Bodleiana, i consueti rumori del mondo quotidiano erano esclusi: il rombo del traffico come i suoni prodotti dalle persone. Tutte quelle cose erano rimaste in superficie. Era come se i quattro fossero tornati indietro nel tempo. Non ci fosse stato il refrigeratore di Lightman, avrebbero potuto trovarsi nella camera quando Milliner l'aveva vista per la prima volta, o quando Newton aveva predisposto un altro insieme di organi umani.

Bridges sgranò gli occhi, allarmato. Alzò le mani lentamente, con fare attento. Passò gli occhi dal viso dell'anziano professore all'arma, quindi tornò a posarli su Lightman. Laura poté vedere goccioline di sudore imperlargli la fronte.

«Cosa?» chiese, muovendo leggermente la testa. «Di preciso, cosa...»

«Be', ovviamente non ti farà piacere ammettere...» Philip stava per intervenire, ma Lightman lo fulminò con lo sguardo.

«Lei non c'entra niente, signor Bainbridge.» Gesticolò in direzione di Bridges con la pistola. «Allora?»

«Non...»

«Malcolm, Malcolm...» Lightman sospirò, scosse la testa.

«Non sprecare il mio tempo. Cominciamo dall'inizio, d'accordo? Ti darò una mano. Vedi, di te so molto più di quanto tu possa immaginare. So, per esempio, che eri presente sulla scena col mio collega... vogliamo chiamarlo Julius? Sì, quando Julius ha raccolto il cervello. La polizia ha trovato un minuscolo campione del tuo sangue nella casa della ragazza. Due settimane fa sei stato registrato su videonastro mentre frugavi nel mio studio, a casa mia. Sono in possesso di registrazioni telefoniche fra te e i tuoi datori di lavoro estremamente incriminanti.»

Bridges parve trasformarsi. L'accademico pallido, il complice vampirico di una serie di orrendi crimini svanì. Ora sembrava una persona del tutto comune.

«Lei sa per chi lavoro», rispose, fissando Lightman.

«Sono le sue tasse a pagarmi lo stipendio. E se davvero ha intercettato le mie comunicazioni, del che dubito, saprà che sono dirette a Londra, Millbank. Ero a casa della ragazza morta nella speranza di fermare Spenser. Purtroppo sono arrivato troppo tardi per salvarle la vita. L'ho visto squartarla. E adesso sono qui per impedire a lei di completare il suo lavoro.»

Lightman gli rivolse un sorriso breve, gelido. Laura intuì che la sua fiducia apparentemente inattaccabile aveva perso un po' di smalto.

«Ah, la sicurezza dei giovani!» declamò Lightman.

«Quanto la ammiro. Però credo che tu abbia lasciato procedere un po' troppo le cose, caro ragazzo. Naturalmente non avresti potuto fare molto per fermarci prima. Non avevi appigli da sfruttare, giusto? Julius è molto meticoloso. Cosa avrebbero pensato i tuoi superiori se ti fossi presentato con una storia inverosimile? Raccontando, per esempio, che il direttore della Bodleiana, misteriosamente scomparso, è in realtà a capo di un gruppo di occultisti che vogliono utilizzare i servigi del Signore delle Tenebre in un perverso rituale? Mentre noi stiamo qui a parlare, Julius si prepara a mietere l'ultimo pezzo.»

Bridges non disse nulla. Abbassò lentamente le mani.

«Non farlo. Credo che tu le debba tenere in alto», suggerì Lightman, gesticolando di nuovo con il revolver. Bridges obbedì. «Ora», proseguì il professore, lasciando guizzare gli occhi su Laura e Philip, «voi potreste pensare che sono un vecchietto fragile, ma vi prego di non cullarvi nel pensiero di riuscire a sopraffarmi. Sono un eccellente tiratore, e molto più agile di quanto appaia.» Trasse un profondo respiro. «Vi sarei molto grato se voleste sedervi lì tutti e tre, per favore.» Sventolò la pistola in direzione del pentacolo.

«James, non credi di esserti già spinto anche troppo in là?» chiese Laura.

«Tu proprio non capisci, eh, cara?» ribatté Lightman.

«Questo non è un gioco. È una cosa terribilmente seria. Ho dedicato gli ultimi dieci anni della mia vita a pianificare questo delicatissimo processo, e stanotte raggiungerò l'apice e il completamento del lavoro. Non posso permettervi di interferire. Adesso fate quello che vi chiedo.»

Mise una mano sulla spalla di Laura per guidarla attraverso la stanza. Lei la scrollò via rabbiosamente.

«Non posso credere che tu sia capace di tanto», gli sibilò.

Philip la prese per il braccio. Lightman li scortò alla piattaforma su cui si trovava il pentacolo. Sul pavimento c'era una scatola per gli attrezzi.

Lightman la aprì. Conteneva una chiave inglese, qualche cacciavite, un assortimento di chiavi, dadi e bulloni, e un rotolo di nastro isolante argentato. Prese il nastro isolante e lo diede a Laura.

«Assicura i loro polsi al pentacolo. Voi, sedetevi lì», ordinò ai due uomini. Teneva la pistola puntata contro la schiena di Bridges, esercitando tanta pressione da fargliene avvertire la presenza tra le scapole.

Philip si tolse lo zaino dalle spalle, lo depositò accanto a sé prima di abbassarsi sulla pietra del pavimento. Lightman girò attorno al pentacolo, tenendo la pistola puntata sui due. Calciò via lo zaino, restò a guardare Laura che si era accoccolata e stava passando il nastro attorno ai polsi di Philip. Andò a controllare quando lei si spostò per fare lo stesso con Bridges.

«Laura, siediti», disse, dopo che lei ebbe finito. Poi le assicurò i polsi al pentacolo col nastro isolante.

«Ho parecchie cose da fare.»

Lightman passò lo sguardo da viso a viso.

Laura girò la testa, disgustata.

«Sta sprecando il suo tempo, mi creda.» La voce di Bridges era pacata e piena d'autorità.

«Non farmi arrabbiare, Malcolm», sbottò Lightman. «Morirai comunque, ma esistono modi di morire che preferiresti non dover affrontare, te lo assicuro.»

«L'iscrizione è un falso.»

«Ah, davvero?»

«Charlie Tucker ha scoperto le intenzioni dell'Ordine e ha alterato la trascrizione. Era senz'altro un credente. Lo ha ucciso troppo presto, professore.» Lightman fissò Bridges per un momento. Quando parlò, la sua voce era stranamente sottotono.

«Io non ho fatto uccidere Tucker.»

«Comunque sia, chi lo ha assassinato ha lasciato lei con un'iscrizione inutile. Non servirebbe a evocare un folletto, figuriamoci Mefistofele.» Gli occhi di Lightman si incupirono, irosi. «Pensa pure quello che vuoi, Malcolm», ringhiò. «Probabilmente stai solo seguendo l'addestramento che hai ricevuto. Sì, vedo la pagina del manuale che hai studiato. Tecnica numero 72: tentare di intimidire l'avversario con informazioni potenzialmente dannose ma del tutto false.» Bridges scrollò le spalle. «Okay. Possiamo aspettare.»

«Credi?» abbaiò Lightman. Fece un passo in avanti. «Forse posso rettificare la situazione.» Alzò il revolver, puntandolo alla testa di Bridges.

«No!» urlò Laura. Lightman si girò verso lei e Philip. La pistola ondeggiò all'altezza dei loro visi.

Lightman rise, indietreggiò, scrutò i tre legati al pentacolo. «Che spettacolo patetico.»

«Oh, chiudi il becco, James», ribatté secca Laura. «Se c'è qualcuno patetico, sei tu. Devi essere impazzito.» Lightman si avvicinò a Laura, seduta tra Bridges e Philip. Si accucciò, portando il volto all'altezza di quello di lei. Laura sentì il suo respiro sulla guancia.

«Non hai il minimo sospetto, eh?» chiese.

«Sospetto su cosa?» sibilò lei. «Di che diavolo parli?»

«È ovvio. L'identità dell'ultima vittima.» Lightman sorrise.

Occorse un istante perché le sue parole assumessero una forma coerente nella mente di Laura.

«Ah, adesso capisci», riprese freddo Lightman. «Tua figlia verrà uccisa tra...» Guardò l'orologio. «Quarantacinque minuti circa. Poi Julius le toglierà il fegato e lo porterà qui.» Laura fu invasa dal gelo. La avvolse come una folata di vento artico. Al suo fianco, Philip si dimenò, tentò di liberarsi dal nastro isolante che lo inchiodava al pentacolo.

«Non me lo dica, signor Bainbridge», sussurrò soave Lightman. «Non riuscirò a cavarmela? E chi mi fermerà? Monroe forse? Non ha nemmeno la più vaga idea di quanto sta accadendo.» Laura era senza parole per l'orrore. Nella sua mente correvano le immagini di Jo sola nella casa di Woodstock, dello spietato Julius Spenser che entrava dalla porta sul retro. Philip teneva gli occhi chiusi e le labbra serrate. Era pallido come uno spettro.

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